Tra il quarto e il sesto secolo iniziarono a migrare nel
territorio imperiale popolazioni poco conosciute e molto diverse tra loro, che
fino a quel momento avevano abitato oltre i confini. Questi popoli erano
designati con il nome di Barbari, termine di origine onomatopeica che indicava
coloro che non parlavano il greco o il latino, ma lingue incomprensibili e
ridicole. Queste tribù non conoscevano in effetti né il greco né il latino, si
trattava di tribù eterogenee, senza alcuna identità etnica o culturale comune:
riusciranno molto lentamente a costituirsi come popoli.
I rapporti dei barbari con i romani iniziarono già nel II secolo, da quando ad esempio alcuni militari di origine barbara e straniera furono assoldati nell’esercito romano e assunse anche cariche militari importanti. Quando poi nel IV secolo l’impero conobbe un generale indebolimento (militare, economico, amministrativo) queste popolazioni iniziarono a varcare il limes, con l’intento di creare insediamenti stabili e non di compiere razzie, con la consapevolezza di non trovare una forte opposizione militare da parte dei romani. Erano inoltre spinti verso Occidente da altri popoli che a loro volta si spostavano verso Occidente per sfuggire agli Unni, guerrieri nomadi dell’Asia centrale. Tra le tribù più rilevanti c’erano i Goti, nome con cui si indicavano le popolazioni nomadi stanziate intorno al Mar Nero, i quali diedero vita a due raggruppamenti, i Visigoti (Goti occidentali) e gli Ostrogoti (Goti orientali). I Visigoti furono protagonisti di un primo confronto militare con i romani: ottenuta l’autorizzazione dall’imperatore Valente di valicare il confine verso i Balcani, questi iniziarono a devastare la regione dei Balcani meridionali. L’imperatore fu costretto ad affrontarli ad Adrianopoli nel 378 ma venne sconfitto e ucciso. I suoi successori, preso atto di non poter competere militarmente con queste tribù, attuarono una politica di “hospitalitas” e “foederatio”, ossia concessione di terre ai barbari che offrivano fedeltà e aiuto militare all’impero, e un’alleanza in senso stretto in cambio di un compenso. Queste proposte furono viste dai barbari come un tentativo di controllo da parte delle autorità dell’impero, quindi non accettarono i compromessi. Ben presto i Visigoti ricominciarono le devastazioni e nel 410 arrivarono a saccheggiare Roma sotto la guida di Alarico I, dopodiché si stanziarono in Gallia meridionale. Nel frattempo però era crollato anche la frontiera del Reno e altre popolazioni barbare avevano invaso il continente da nord-est: si trattava di Alani, Svevi e Vandali. Questi dapprima si scontrarono con Alemanni e Franchi, foederati dell’impero, che li costrinsero a occupare solo la penisola iberica. Qui si erano però stanziati i Visigoti, temibili avversari molto forti militarmente, che riuscirono a tenere per sé gran parte della Spagna e rilegarono gli Svevi nell’attuale Galizia, gli Alani in Portogallo e i Vandali nell’africa nord-occidentale. Contestualmente anche i territori settentrionali dell’impero furono occupati da nuovi popoli, gli Juti, gli Angli e i Sassoni, mentre l’Europa centrale fu nuovamente insidiata, stavolta dagli Unni guidati da Attila, che giunsero in Italia e furono fermati dall’opera di conversione di Papa Leone I, o molto probabilmente pagati per ottenere una tregua.
Quando Odoacre depose l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo, i territori occidentali dell’impero era in gran parte sotto il controllo dei barbari. Gli imperatori d’Oriente tentarono in ultimo di riconquistare alcuni territori e per questo Zenone inviò in Italia, come foederati, gli Ostrogoti guidati da Teodorico.
In tutti i territori conquistati i barbari erano in minoranza rispetto alla popolazione autoctona. Il problema della convivenza fu risolto mantenendo le tradizioni giuridiche e amministrative precedenti, affiancate alle tradizioni barbariche. Il processo di reciproca acculturazione è simboleggiato anche dal fatto che le attività amministrative rimasero nelle mani dei romani mentre l'attività militare divenne prerogativa dei barbari. Il re, il cui potere era considerato sacrale, era depositario del banno (il potere coercitivo assoluto) e rappresentava per lo più una guida militare, ed era eletto dai cittadini che partecipavano alla vita militare, i soli considerati liberi.
I franchi che si erano stanziati nella Gallia centro-settentrionale erano un insieme di tribù sparse che godevano della foederatio romana. Capeggiati dal re Clodoveo (della famiglia dei merovingi, discendenti del leggendario Meroveo) stabilirono dei rapporti stretti con la chiesa di Roma: il re si convertì al cristianesimo e si fece difensore della chiesa. Dopo la sua morte il regno franco venne spartito tra gli eredi come se fosse un bene patrimoniale. In Britannia, gli anglosassoni si stabilirono nella parte orientale mentre i britanni si ritirarono nella parte occidentale. In Italia, per volontà bizantina, erano giunti gli ostrogoti. Teodorico ricoprì il doppio ruolo di rex (legittimato dalla vittoria su Odoacre) e di comandante sotto l'autorità imperiale. Con la sua morte si accese la lotta per la successione, di cui l'imperatore Giustiniano approfittò per riappropriarsi della penisola italiana. Il regno dei visigoti in Spagna durò fino all'invasione islamica dell'VIII secolo. Essi instaurarono una società multietnica e religiosamente tollerante, a differenza dei vandali che perseguitarono i non ariani. Il regno dei vandali cadde per mano dei bizantini nel V secolo.
I rapporti dei barbari con i romani iniziarono già nel II secolo, da quando ad esempio alcuni militari di origine barbara e straniera furono assoldati nell’esercito romano e assunse anche cariche militari importanti. Quando poi nel IV secolo l’impero conobbe un generale indebolimento (militare, economico, amministrativo) queste popolazioni iniziarono a varcare il limes, con l’intento di creare insediamenti stabili e non di compiere razzie, con la consapevolezza di non trovare una forte opposizione militare da parte dei romani. Erano inoltre spinti verso Occidente da altri popoli che a loro volta si spostavano verso Occidente per sfuggire agli Unni, guerrieri nomadi dell’Asia centrale. Tra le tribù più rilevanti c’erano i Goti, nome con cui si indicavano le popolazioni nomadi stanziate intorno al Mar Nero, i quali diedero vita a due raggruppamenti, i Visigoti (Goti occidentali) e gli Ostrogoti (Goti orientali). I Visigoti furono protagonisti di un primo confronto militare con i romani: ottenuta l’autorizzazione dall’imperatore Valente di valicare il confine verso i Balcani, questi iniziarono a devastare la regione dei Balcani meridionali. L’imperatore fu costretto ad affrontarli ad Adrianopoli nel 378 ma venne sconfitto e ucciso. I suoi successori, preso atto di non poter competere militarmente con queste tribù, attuarono una politica di “hospitalitas” e “foederatio”, ossia concessione di terre ai barbari che offrivano fedeltà e aiuto militare all’impero, e un’alleanza in senso stretto in cambio di un compenso. Queste proposte furono viste dai barbari come un tentativo di controllo da parte delle autorità dell’impero, quindi non accettarono i compromessi. Ben presto i Visigoti ricominciarono le devastazioni e nel 410 arrivarono a saccheggiare Roma sotto la guida di Alarico I, dopodiché si stanziarono in Gallia meridionale. Nel frattempo però era crollato anche la frontiera del Reno e altre popolazioni barbare avevano invaso il continente da nord-est: si trattava di Alani, Svevi e Vandali. Questi dapprima si scontrarono con Alemanni e Franchi, foederati dell’impero, che li costrinsero a occupare solo la penisola iberica. Qui si erano però stanziati i Visigoti, temibili avversari molto forti militarmente, che riuscirono a tenere per sé gran parte della Spagna e rilegarono gli Svevi nell’attuale Galizia, gli Alani in Portogallo e i Vandali nell’africa nord-occidentale. Contestualmente anche i territori settentrionali dell’impero furono occupati da nuovi popoli, gli Juti, gli Angli e i Sassoni, mentre l’Europa centrale fu nuovamente insidiata, stavolta dagli Unni guidati da Attila, che giunsero in Italia e furono fermati dall’opera di conversione di Papa Leone I, o molto probabilmente pagati per ottenere una tregua.
Quando Odoacre depose l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo, i territori occidentali dell’impero era in gran parte sotto il controllo dei barbari. Gli imperatori d’Oriente tentarono in ultimo di riconquistare alcuni territori e per questo Zenone inviò in Italia, come foederati, gli Ostrogoti guidati da Teodorico.
In tutti i territori conquistati i barbari erano in minoranza rispetto alla popolazione autoctona. Il problema della convivenza fu risolto mantenendo le tradizioni giuridiche e amministrative precedenti, affiancate alle tradizioni barbariche. Il processo di reciproca acculturazione è simboleggiato anche dal fatto che le attività amministrative rimasero nelle mani dei romani mentre l'attività militare divenne prerogativa dei barbari. Il re, il cui potere era considerato sacrale, era depositario del banno (il potere coercitivo assoluto) e rappresentava per lo più una guida militare, ed era eletto dai cittadini che partecipavano alla vita militare, i soli considerati liberi.
I franchi che si erano stanziati nella Gallia centro-settentrionale erano un insieme di tribù sparse che godevano della foederatio romana. Capeggiati dal re Clodoveo (della famiglia dei merovingi, discendenti del leggendario Meroveo) stabilirono dei rapporti stretti con la chiesa di Roma: il re si convertì al cristianesimo e si fece difensore della chiesa. Dopo la sua morte il regno franco venne spartito tra gli eredi come se fosse un bene patrimoniale. In Britannia, gli anglosassoni si stabilirono nella parte orientale mentre i britanni si ritirarono nella parte occidentale. In Italia, per volontà bizantina, erano giunti gli ostrogoti. Teodorico ricoprì il doppio ruolo di rex (legittimato dalla vittoria su Odoacre) e di comandante sotto l'autorità imperiale. Con la sua morte si accese la lotta per la successione, di cui l'imperatore Giustiniano approfittò per riappropriarsi della penisola italiana. Il regno dei visigoti in Spagna durò fino all'invasione islamica dell'VIII secolo. Essi instaurarono una società multietnica e religiosamente tollerante, a differenza dei vandali che perseguitarono i non ariani. Il regno dei vandali cadde per mano dei bizantini nel V secolo.
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